LA SUA PRESENZA

Parlare di Anita al passato, seppur prossimo, mi fa una certa impressione. Intanto perché la sento sempre con me, non solo nei sogni, ma anche durante il giorno, come se lei mi guidasse e con la quale mi confronto costantemente. 

No, non è il suo fantasma, è la sua presenza spirituale che ha colmato il vuoto dentro di me o cerca di farlo. Certo voglio illudermi che sia così, forse è il mio modo di superare questa fase di dolore, di imparare a conviverci, certamente questo mi dà sollievo e pace interiore. Ma mi dà anche un'altra cosa importante: l'energia, la voglia per andare avanti, la carica per proseguire lungo la strada della mia vita.

Ma il mio sguardo è perennemente rivolto al mio fianco, dove sento lei, il mio dolce amore: poggiata al mio braccio c'è Anita. 

Anita per me, come per tante persone che scopro con vero piacere in questi ultimi mesi, è stata fonte d'ispirazione, meglio ancora è stata ala, campo e profondità e lo scorrere sempre di più del tempo dalla sua conclusione della vita terrena, ne fa aumentare la consapevolezza di quanto amore lei metteva nelle cose. Anche nelle cose di tutti i giorni, nelle cose semplici, quotidiane c'era il suo amore.

Nel libro "La strada" l'autore McCharty parla di questo viaggio viatico fatto da un padre e da un figlio in un mondo dispotico, un mondo reso invivibile probabilmente dalla stessa specie umana. In questo viaggio nel nulla, senza alcuna meta prefissata da raggiungere se non quella del mare anch'esso nel nulla, il padre e il figlio scoprono o riscoprono un senso alla loro vita: quello dello scorrere delle stagioni della vita con la sua alternanza con la morte. Il padre morendo lascia al figlio in eredità la cosa più importante: la saggezza. 

Anita è una rosa, è proprio una rosa una rosa una rosa




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