UN FIORE IN OSPEDALE

Ho finito di leggere "Un tal Lucas" un libro di J. Cortázar, uno scrittore argentino e mi ha colpito un racconto che ho riadattato per Anita che è stata più volte ricoverata presso gli ospedali per varie operazioni. Negli ospedali c'è sempre un particolare odore che ti invade appena entri, un odore che si trasforma anche in un colore bianco freddo che prevale ovunque e senti spesso le sirene delle autoambulanze che avvisano che è arrivato un nuovo paziente.

Di seguito il racconto riadattato.🏥

"Siccome la clinica in cui è stata ricoverata Anita è una clinica a cinque stelle, qui i-malati-hanno-sempre-ragione, e dire di no quando chiedono cose assurde è un serio problema per l'infermiere, una più carina dell'altra, e che dicono sempre di sì per le ragioni anzidette. 

Naturalmente non è possibile soddisfare la richiesta di quello della stanza 12, che in piena cirrosi epatica pretende ogni tre ore una bottiglia di gin, e invece con che piacere, con che sollievo le ragazze dicono di sì, come no, certo, quando Anita che è uscita nel corridoio mentre gli arieggiato la stanza e ha scovato un mazzo di margherite in sala d'aspetto, chiede quasi timidamente che gli permettano di portarsene una in camera per rallegrare l'ambiente. 

Anita era magrissima il male avanzava, ma non si preoccupava di questo, lei pensava al suo amore. Sul viso gli occhi erano diventati tutto, esprimevano l'essenza della dolcezza ogni volta che lui si recava a trovarla e disperatamente l'accarezzava e la stringeva a sé. 

Dopo aver posato la margherita sul comodino, Anita suona il campanello e chiede un bicchiere di acqua per dare una collocazione più adeguata alla margherita. Appena gli portano il bicchiere d'acqua e vi sistemano il fiore, Anita fa notare che il comodino è ingombro di flaconi, riviste, cartoline, perciò si potrebbe magari collocare un tavolino ai piedi del letto, ubicazione che gli permetterebbe di godere della presenza della margherita senza farsi venire il torcicollo per sbirciarla fra gli svariati oggetti che proliferano sul comodino. 

L'infermiera porta immediatamente quanto richiesto e installa il bicchiere con la margherita nell'angolo visuale più favorevole, cosa di cui Anita la ringrazia facendole notare, di sfuggita che siccome vengono tanti amici a trovarla e le sedie sono poche, si potrebbe approfittare della presenza del tavolino per aggiungere due o tre confortevoli poltroncine e creare così un ambiente più adatto alla conversazione. 

L'infermiera Sara era quella che quando vedeva arrivare l'amore di Anita si commuoveva, soprattutto quando piangeva dietro la porta per non farsi vedere. Adesso si dava un gran da fare per soddisfare ogni minimo desiderio di Anita. 

Non appena le infermiere compaiono con le poltroncine, Anita fa loro notare che sentendosi estremamente obbligata nei confronti degli amici che gli fanno compagnia, il tavolino si presterebbe a meraviglia, previa collocazione di una tovaglietta, a reggere due o tre bottiglie di whisky e mezza dozzina di bicchieri, se fosse possibile di quelli di cristallo zigrinato, e, logico, un thermos portaghiaccio e qualche bottiglia di soda. 

Anita stava morendo, lo sapeva, ma fingeva a se stessa ed agli altri che la vita sarebbe proseguita anche con lei, il suo amore quando era lì in piedi come un palo della luce spento glielo leggeva negli occhi la tragedia che avanzava. 

Le ragazze si disperdono in cerca dei suddetti articoli e li dispongono artisticamente sul tavolo, occasione in cui Anita si permette di far notare che la presenza dei bicchieri e bottiglie guasta notevolmente l'efficacia estetica della margherita, che tende a scomparire nell'insieme, quantunque la soluzione sia semplicissima visto che quello che davvero manca nella stanza è un guardaroba per riporre vestiti e scarpe, malamente ammucchiati in un armadietto del corridoio, per cui basterà collocare il vaso con la margherita in cima ad un armadio di modo che il fiore domini l'ambiente e gli conferisca quel fascino un po' segreto che è la chiave di ogni buona convalescenza.

Travolte dagli avvenimenti, ma fedeli alle norme della clinica, le ragazze trasportano laboriosamente un grande armadio sul quale finisce per posarsi la margherita come un occhio leggermente stupefatto ma colmo di benevolenza. Le infermiere si arrampicano sull'armadio per aggiungere un po' d'acqua fresca nel bicchiere, e allora Anita chiude gli occhi e dice che adesso è tutto perfetto e proverà a dormire un poco. Non appena gli chiudono la porta si alza prende una sedia e ci sale, al fianco del bicchiere poggia una piccola busta con su scritto "per Luciano, il mio dolce fiore". Torna a letto e si addormenta pensando a lui che arriverà tra poco, si avvicinerà e la bacerà. 



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