CASA BELINZAGHI

Io ed Anita per circa quindici anni siamo stati in un appartamento alla Lorenteggio di proprietà della Regione Lombardia e amministrato dall'Aler. Poiché la ristrutturazione richiedeva molto denaro, l'Aler ci ha proposto di andare in un altro appartamento anche in un luogo diverso. Siamo andati a vedere un appartamento sui Navigli ma non ci ha affatto convinti. Poi siamo andati a vederne uno in via Belinzaghi che ci sembrava carino. Quindi abbiamo deciso e ci siamo spostati. I primi mesi non capivamo bene cosa succedesse in quel posto, ma poi, con il passare del tempo, è stato tutto molto chiaro. Avvenivano quasi giornalmente risse che assumevano caratteristiche collettive. C'erano motociclette parcheggiate ovunque che intralciavano finanche il passaggio degli altri inquilini. Cani appartenenti a razze ritenute pericolose, liberi nel cortile ed in alcuni casi venivano usati come minaccia nei confronti di persone anziane ed ammalate.

Lo spaccio di droga era del tutto normale, c'erano finanche le file dei tossici all'entrata, con tutti i cancelli di accesso perennemente aperti. Poi per fare in modo di confermare l'omertà di tutti si organizzavano nel cortile dei piccoli party con musica e consumo di diversi tipi di droghe. 

Abbiamo capito che fuori dal cancello, sul marciapiede, taroccavano le auto che venivano poi utilizzate nei loschi affari in giro per Milano.

Io e Anita a quel punto abbiamo deciso: stare in quel posto significava risanarlo, uscire da quel degrado sociale e culturale. Abbiamo formato un gruppo di cittadini che si è battuto e lo fa ancora, e lo fa anche dopo la morte di Anita. Anzi Anita ci ha lasciato questa eredità morale: andare avanti con coraggio.

Non sono servite le minacce, le intimidazioni, le ingiurie, le aggressioni (a me hanno spaccato i denti) Anita le ha sempre denunciate. A noi non ci ha fermato nessuno: volevamo risanare quell'ambiente, l'ambiente in cui avevamo deciso di vivere, e lo abbiamo fatto per quello che era possibile fare. Ha combattuto contro la violenza che viene praticata sulle donne costruendo un gruppo di donne immigrate (soprattutto egiziane) a cui insegnava l'italiano.  In alcune elezioni si è finanche candidata al Consiglio del Municipio 9, lei era convinta che era anche necessario partecipare alla dimensione politica per migliorare la condizione di vita dei cittadini.

Fino a quando è spirata abbiamo avuto sotto il nostro balcone persone che hanno reso difficoltoso e aggravato la sua sofferenza. Ancora l'anno scorso di questo periodo siamo stati costretti a fare un ulteriore denuncia per minacce di morte dopo aver chiamato la polizia. L'ho protetta fino alla fine dai malvagi e lei ha protetto me.♥️

Lei è morta ma io e gli altri cittadini continueremo la battaglia, onorando la sua memoria. 

Ciao piccola mia, ciao mia combattente.🛡️



Commenti

  1. Grazie, bisogna lasciare un luogo meglio di come lo si trova, ma solo le persone grandi lo fanno

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  2. Anita era proprio convinta di questo ed ha lasciato anche a me questa eredità morale. Grazie, un abbraccio 🌹

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  3. Mi dispiace molto ma purtroppo l’ignoranza è all’ordine del giorno.

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    1. Quello che è accaduto non era solo ignoranza o maleducazione, era molto di più. Intanto noi eravamo persone diverse da quel gruppo socio-cuturale e non venivano accettate. Stili di vita e comportamenti ci differenziavano enormemente e questo ha fatto saltare gli equilibri in quella piccola comunità. Anita sapeva bene quello che stavamo facendo. Anita sapeva che per cambiare un contesto si paga un prezzo elevato. Un abbraccio ♥️

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  4. Quello che avete fatto lei ed Anita vi fa molto onore.

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