FRECCIA SCOCCATA

L'arciere quando scocca la freccia o infilza l'obiettivo o non riesce, non c'è una via di mezzo. Se gli va bene può solo fuggire se non ha preso l'obiettivo. Di solito l'arciere è uno che aspetta l'attimo per lasciare la corda che tende, l'obiettivo deve essere pronto e se non è "pronto" la freccia non si lascia andare. L'arciere non tira tanto per tirare, non tira per tentare, tira per colpire. O vince o perde. È calmissimo quello che per lui conta è solo lo spazio che separa la punta della sua freccia e l'obiettivo che può essere anche in movimento. 

Fino a dieci anni fa ho praticato il tiro con l'arco e la balestrina per i dardi. Sia l'arco sia la piccola balestra mi accompagnavano spesso nei boschi dove è possibile cacciare animali selvatici che spesso sono anche aggressivi verso l'uomo (proprio perché li si caccia molti sono aggressivi).

Non c'è possibilità di ricaricare sia la freccia che il dardo una volta lanciati, se non colpisce l'animale questo scappa o ti aggredisce: è quasi una lotta alla pari tra l'uomo e l'animale, un solo colpo a disposizione dell'uomo, ma le prede non vogliono essere prede, il predatore vuole esserlo ma la preda non sceglie di esserlo.

Mai Anita mi ha accompagnava in queste mie avventure e rimaneva per tutto il tempo preoccupata che potesse accadermi qualcosa e delle volte è avvenuto.

Lei si rifiutava di condividere con me questa concezione che io avevo nel rapporto con la natura, con l'ambiente, con gli animali. E come al solito c'erano grandi discussioni su queste cose, lei accettava il tiro con l'arco solo come gioco da praticare nei setting sportivi predisposti a ciò. 

Questi erano i temi  delle nostre "discussioni", ma poi prevaleva l'amore reciproco e le contraddizioni soggettive venivano messe da parte o comunque l'"altro" veniva accettato e compreso, ma le differenze rimanevano. 


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