SCORGEMMO L'ARNO DALL'ALTO

Quando visitammo Firenze era primavera, c'era un sole splendente che faceva brillare le acque dell'Arno. Non so perché ma il primo ricordo che ho di Florence è dall'alto, forse perché appena arrivammo alla stazione ferroviaria facemmo un giro con l'autobus allontanandoci dal centro verso le colline e quindi vedemmo da lontano e dall'alto il ponte con il fiume che scorreva sotto.

Visitammo Firenze in lungo e largo per alcuni giorni e i ricordi più nitidi furono gli Uffizi e Palazzo Pitti. E poi tutte le sculture a cielo aperto sotto cui passavamo con reverenza e ammirazione per gli artisti. Fu un tuffo nella cultura e nell'arte. Credo che sia stata la prima città che abbiamo visitato insieme e lì capimmo che per scoprire un pochino una città dovevi fermarti qualche giorno. Fino a quando non sentivi il clima psicologico, non vedevi il colore prevalente della città, non riconoscevi la cadenza della parlata, non potevi dire che l'avevi conosciuta. Capimmo anche che per visitare un posto nuovo dovevi prepararti un po', intendo culturalmente, ma anche fisicamente. 

Firenze appariva ai nostri occhi come un giglio di primavera. La mattina presto eravamo sull'Arno come se dovesse dirci qualcosa. E i tanti giovani intorno a noi che rendevano vivi i marmi e la famosa Venere di Botticelli.

E poi la lingua Toscana quella lavata da Dante nel l'Arno, il fumo del sigaro toscano, i vicoli nel centro, le osterie, il chianti e ....la musica di strada ovunque. Le danze, le risa, le pastasciutte preparate dalle donne, la ririribollita. I muri vecchi ammuffiti. I colori: il bianco delle chiese di marmo. I turisti, i tedeschi, i francesi e poi inglesi dappertutto. Conoscemmo emotivamente la profondità e l'antichità della cultura italiana, tutti i nostri sensi erano coinvolti e sconvolti in un vortice senza fine. 

Le serenate lungo l'Arno, la chitarra che faceva vibrare le corde dell'amore e i suoi profumi sensuali. Anita con il cappello bianco a falde larghe come una contessa rinascimentale dipinta da Botticelli. 

Saremmo dovuti tornare nella nostra bella Firenze, ma il male me l'ha strappata via. Mostro maledetto. 




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