ILDE E IL MARE
Buon pomeriggio a tutti.
Ho piacere di pubblicare per voi un mio breve racconto
dal titolo "Ilde e il mare", che vede la protagonista
a tu per tu con il suo mare e con i suoi pensieri,
in un pomeriggio di una giornata come tante.
La dedico alla dolce Anita.
Ilde e il mare
Ilde, guardando il suo orologio da polso, si rese conto che era ancora molto presto, erano le tre e mezza di pomeriggio.
Lei, abitualmente, verso quell’ora, era solita addormentarsi per un profondo e breve sonno sopra al suo divano. E la posizione che assumeva, siccome il divano non era troppo lungo, le provocava spesso, al suo risveglio, un dolore intenso alle gambe. Pensando a questa cosa, quel pomeriggio non andò a riposare, ma volle andare un po’ in riva al mare.
Ilde abitava in una villetta antica che aveva ereditato da una sua ricca zia che se ne andò poco prima che ebbe inizio questa breve storia.
Allora si assicurò che tutto in casa fosse chiuso, chiuse con due mandate la porta e raggiunse una piccola spiaggetta che stava proprio sotto casa sua.
Era il mese di Aprile, la temperatura era mite o quasi calda, ed era piacevole stare ad ascoltare il mare con la sua voce. Ilde allora, arrivata sulla riva, si tolse i sandali e si sedette sulla sabbia. Il mare che arrivava per poi subito tornare indietro ,seguendo il moto delle onde, le bagnava i piedi ad anche un poco il vestito, ma a lei questo non importava, il vestito lo avrebbe lavato e fatto asciugare al sole quando sarebbe ritornata a casa.
E stava seduta li, a guardare quella immensità, quel mare, e più in fondo, quell’orizzonte fatto da una linea che divideva il mare dal cielo e dalle sue nuvole.
Pensava tante cose, ma poi si rese conto di non stare pensando a niente, era la sua mente che si dimenava facendo rumore, dentro la sua anima, ed a lei sembrava di fare pensieri e ragionamenti, mentre invece era soltanto il moto di mille immagini che si affollavano nella sua mente, forse per la troppa stanchezza.
Ma poi ad Ilde venne in mente una canzone, una canzone di quando lei era una bambina: “Casa Bianca” si chiamava, e la cantava una cantante che si chiamava Marisa Sannia.
Questa canzone parla di una bambina che nei suoi ricordi ripensa ad una casa, bianca, misteriosa, che le incuteva un certo timore, una certa paura. Era una casa che nei ricordi di questa bambina era popolata da fantasmi? Forse. Ma poi questa canzone dice che questa casa, che potrebbe far paura a tutti i bambini, rimane dentro al cuore della protagonista della canzone, perché rappresenta la sua gioventù.. “che mai più ritornerà” proprio come recita il testo del brano..
Ilde non rimpiangeva la sua gioventù, era stata bella in passato, lo era ancora allora, alla soglia dei quarant’anni, e ne dimostrava anche molti di meno.
E così Ilde si alzò da quel suo posticino in riva al mare dove lei era seduta per fare una passeggiata lungo la battigia.
Le venne una forte voglia di piangere, che non aveva un motivo, ma lei l’assecondò, e dopo questo pianto si sentì molto meglio.
Non era sposata, ne fidanzata e non aveva figli, e da molti era definita un angelo per la sua dolcezza. Aveva i capelli castani, gli occhi chiari e la voce molto flebile, ma sapeva cantare benissimo, e quando cantava però, la sua voce si sentiva forte e potente.
Poi si fermo, si asciugò l’ultima lacrima, e guardando fisso e con grande amore quel mare che le stava davanti, prese dalla tasca del suo lungo vestito un foglio di carta, un po’ ingiallito, sul quale c’era scritta a penna una bellissima poesia del poeta Catullo. Ilde la lesse tutta, come se il suo uditorio fosse il mare e tutte le sue onde. Gli ultimi versi di questa poesia recitano così: “Amami.. amami quando meno me lo merito, perché sarà proprio quello il momento.. in cui io ne avrò più bisogno”.
A chi era dedicata questa bellissima poesia lo sapevano soltanto Ilde e il mare.
Cristiano Cuturi.
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