LITTLE ITALY
Quando andavamo a Verbania sul lago Maggiore a fare le vacanza prendevamo il treno (per noi il viaggio era già vacanza, non era tempo inutile era tempo da passare con piacevolezza)) e prenotavamo presso un Ostello per "giovani" anche se noi giovani non eravamo più, che era situato in una villa di fine Ottocento su di una collina da dove si poteva ammirare il lago Maggiore e le diverse isole, un paesaggio meraviglioso, con vista mozzafiato. Ricordo le serate passate con Anita seduti sul terrazzo a guardare le stelle... a raccontarci....le barche nel lago come puntini bianchi....i fuochi d'artificio in qualche paesino lungo la riva....la musica lontana che proveniva da qualche festa....e poi le passeggiate al buio a cercarci con le lucciole scintillanti e danzanti intorno a noi.
Le vacanza a Verbania le abbiamo sempre fatte rigorosamente con Cora che si divertiva un mondo a nuotare, tuffarsi, giocare a rincorrere le oche, i cigni, tutto quello che si muoveva in acqua. Era un divertimento unico per noi e per lei. Delle volte era talmente stanca, dopo aver passato tutta la giornata in acqua, che la sera faceva fatica a camminare, ci guardava con quegli occhietti implorandoci di andare a letto.
Avevamo conosciuto un ristorantino, la Little Italy, che era proprio carino, cucinava piatti locali accompagnati da vini delle vigne vicine. Era gestito da una famiglia ed erano davvero bravi, erano persone di livello eccezionale che amavano cucinare per gli altri e colte.
L'avevano messo nome Little Italy per ricordare il quartiere newyorkese dove allora c'erano solo italiani e che tutti chiamavano, appunto, little Italy. Quindi l'arredo interno ricordava quei posti e le persone che li avevano frequentati come i gangster ma non solo, c'erano murales che ricordavano il film C'era una volta in America di Sergio Leone con Dustin Hoffman. Il loro vestirsi in modo eccentrico per farsi notare, le musiche dei locali dove si divertivano negli anni trenta, il proibizionismo dell'alcol, la caccia ai comunisti della Hollywood, i ragazzi che giocavano in strada ed imparavano da essa la vita. Insomma quando entravi in quel posto ti immergevi in un'altra epoca ed in un luogo lontano che molti italiani in quegli anni avrebbero voluto emigrare sognandolo. Certo molto di questo sono stereotipi, di come noi abbiamo "letto" gli italiani che erano andati in America, ma l'America, appunto, era grande non c'era solo New York con quel quartiere sotto il ponte di Brooklyn.
Anita era sempre alla ricerca di posticini simili dove si potessero gustare dei cibi prelibati cucinati da chef di prim'ordine. Lei ed anche io ritenevamo che anche nella cucina c'è della bellezza a cui aspirare e tutto in un ristorante deve tendere a quella, anche nel gusto dell'arredo oppure come si preparano i piatti. Bisogna saper padroneggiare le diverse tecniche in cucina per raggiungere livelli alti. Certo tutto questo ha un costo ed infatti alla Little Italy i prezzi erano sostenuti, come non può essere altrimenti quando tutto è di qualità alta.
Cucinavano il pesce di lago, il pesce gatto o la trota al forno in modo eccezionale accompagnato da una marmellata di mirtilli prodotta da loro e fette di polenta scaldate sulla stufa di ceramica. Anche la cantina possedeva vini pregiati prodotti da vigneti di quelle colline, sia rossi che bianchi, fermi o mossi, frizzanti o secchi. Eravamo diventati con loro degli esperti. C'era uno dei due loro figli che era un esperto nei vini e ti consigliava quale vino scegliere spiegandoti tutte le sue caratteristiche organolettiche. Passavamo il dopo cena a parlare come preparassero i cibi e del loro amore per quel lavoro, gli anni e anni dedicati a quel lavoro e quale dei vip, di quelli famosi erano andati a mangiare da loro. Avevano un album con foto autografe di personaggi famosi tra cui molti attori di Hollywood.
Insomma alla Little Italy ci recammo molte volte e per diversi anni diventandone, come accade sempre in queste occasioni e la Bellezza genera anche questo, dei loro amici, si sviluppò un certo affetto che abbiamo coltivato anche con dei bigliettini di auguri che ci scambiavamo reciprocamente nel corso degli anni.
Anita quando si innamorava di un posto ci ritornava con piacere, gli piaceva ripetere il piacere di stare in buona compagnia, tra amici, con persone che si vogliono bene.
A dire che posto lo scoprimmo per caso, eravamo affamati e cercavamo un posto, appunto, che sedasse la nostra fame. All'improvviso venne un temporale che sul lago diventa un diluvio. Per caso ci rifugiammo in questo posto fradici, bagnati fino alle mutande. Loro ci accolsero calorosamente e ci coccolarono e li cenammo e li tornammo negli anni successivi.
Adesso io ho nostalgia di quelle serate passate in quel ristorantino e mi piacerebbe tornarci anche semplicemente per ricordare Anita con loro e le chiacchiere fatte sui nostri sogni, di quello che avremmo voluto realizzare, dei viaggi che avremmo fatto.
Questa foto è stata la prima volta in cui abbiamo accompagnato Cora in una cascina dove c"erano altri cani con cui poter giocare e Anita si divertiva un mondo e si sentiva orgogliosa di essere la sua padroncina.
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