DOPOSCUOLA
Questa poesia nasce da un risveglio dell'anima.
Cercavo un ricordo dorato nella mente, come un abito da indossare prima di uscire, ma arrancavo a fatica.
Non riuscivo a trovarlo. La nebbia e il freddo di stamattina forse intorpidivano i sensi.
L'indescrivibile pesantezza di quegli attimi eterni: immobilità, un manto oscuro che sovrasta ogni cosa, l'aria rarefatta, l'orlo dell'abisso.
Poi ecco, ad occhi chiusi, un respiro più profondo, l'ho intravisto e afferrato a ritroso: un giorno di sole, dove ero bambina, seduta sul camion di mio padre, tra le colline bolognesi.
E così, a raffica, trovavo quelli successivi e li mettevo in fila, in un armadio invisibile, un tesoro nascosto. La mia catena luminosa per riemergere dal sonno e dall'accidia.
E il flusso delle parole si scioglie, poco prima di uscire per recarmi al doposcuola è già pronta la bozza ed è rifinita prima di sera, i versi ribattuti nello scandire delle ore e degli appuntamenti.
Poichè la poesia è medicina che cura e la condivisione il suo prezioso balsamo di vita.
DOPOSCUOLA
Amo sempre questa vita
Oltre ogni sua ferita
Anche quando si fa dura
Io non temo la paura
Stringo stretta in salita
questa fede tra le dita
- un po' ardita, si lo so -
non la vedo, ma ne ho un po'!
Me ne accorgo dal sorriso
ostinato e quella nebbia
cuor contento poi l'annienta.
Io ne scrivo, esco fuori,
tra la gente del Corvetto.
Sono lieta e mi diletto
a insegnare, consolare,
non far conti, sol donare.
La mia pena e sofferenza
si dilegua al Sole d'oro.
Gabrio Rosa ora risplende,
trasfigura la sua Luce.
Io la vedo! Ancor conduce
tra Michele e donna Rita:
nella via dei Cinquecento
di quei "martiri" silenti
sta una porta ed un cancello
che si apre ogni giorno
a chi bussa gentilmente.
16.11.24 R.C.
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