IL LABIRINTO
Quando ci recammo a Vienna visitammo il parco reale dove all'interno c'era un enorme labirinto. Ma davvero enorme con delle alte siepe e Anita non timorosa ma con la sua caratteristica prudenza non volle entrare e visto che io insistevo a voler entrare mi disse - vai pure, io ti aspetto all'uscita - sghignazzando.
Io orgogliosamente non volevo apparire pauroso le lasciai lo zaino e mi addentrai in questi stretti viottoli ghiaiosi costeggiate da alte siepi tutte uguali. Girai a vuoto per parecchio tempo, mi sembrava di ripercorrere gli stessi viottoli sempre uguali, insomma era passata quasi un'ora ed io non riuscivo più ad uscire da quel geometrico labirinto tutto verde.
Anche se ad ogni biforcazione c'erano statue raffiguranti imperatori, principi, re e reggine degli stati germanici o prussiani io non riuscivo a venirne fuori.
Ad un certo punto sento chiamarmi prima lontano poi sempre più vicino - signor Vacca - era il custode che aveva mandato Anita a cercarmi. Con lui fu molto semplice uscire dove trovai Anita che sghignazzava insieme ad altri del personale addetti alla sorveglianza del parco. Insomma ancora un po' avrebbe chiamato gli elicotteri per tirarmi fuori da quel groviglio di viuzze tutte uguali.
Sulla strada del ritorno ci fermammo in uno splendido caffè viennese illuminato con lampade che ricordava o la Bohème a gustarci la sachertorta accompagnata da un ottimo riesling .... eravamo sempre più euforici con l'effetto del vino, un ridere unico a quel tavolino, la gente intorno ci guardava sorridendo.
Appena uscimmo c'erano due bellissimi cavalli alsaziani montati da militari con i baffi all'insù che ci salutarono e ci chiesero se volessimo essere accompagnati in albergo, noi, dandoci un certo contegno, ricambiamo il saluto e gli rispondemmo che saremmo riusciti ad arrivarci. Ci guardarono un po' perplessi ma anche loro sorrisero.
È stata proprio una vita meravigliosa con te, cara Anita 🌹
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