SABBIA DORATA

Le volte che io ed Anita ci siamo stesi lungo la riva del mare sono innumerevoli. Distendersi nella sabbia, in quei granellini bagnati che sanno di sale e l'acqua che ti arriva da sotto il tuo corpo e poi va via lasciandoti una sensazione di freschezza e il sole, invece, che dall'alto ti scalda. Il contrasto genera continuamente scosse che ti fanno sentire vivo. 

E poi il suono dell'acqua che viene risucchiata sembra sottoterra invece torna al mare da dove è venuta. Le voci della gente intorno le senti lontano come se fossero in un'altra dimensione. Tu sei in un mondo a sé, in questo caso stare vicinissimo ad Anita era un mondo tutto nostro dove sentivamo il nostro respiro, finanche il nostro battito, bastava uno sguardo e capivi il bisogno dell'altro. 

Sia io che lei portavamo gli occhiali da sole anche quando si era lungo la riva del mare e questo rendeva ancora più distante il nostro mondo intimo dal resto del mondo. 

Nel corso degli anni avevamo affinato questa abilità a sentirci in un mondo tutto nostro e ci bastava anche molto poco per realizzare questo stato d'animo. 

Questa mattina sono andato a visitare una mostra personale di Liliana Moro e c'era un'opera, Avvinghiatissimi del 1992, fatta da materassi legati strettissimi su un letto costruito da una semplice pedana. Determinante per la fruizione dell'opera era l'ascolto di una composizione musicale fatta dalla fisarmonica di Astor Piazzolla. 

La memoria è andata a quella prima volta che abbiamo acquistato il nostro primo letto con le doghe a come eravamo avvinghiatissimi. Era come stare in riva al mare e ascoltare le onde che ti arrivano a bagnare il corpo e rotolarsi sulla sabbia in un abbraccio strettissimo. Nulla ci poteva separare e così è stato per quasi un trentennio. 



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