MARE DI VARAZZE

Per molti anni io ed Anita prima della partenza per le vacanze, di quelle che durano un po' insomma, prendevamo un treno la mattina presto che ci portava a Varazze. Con lo zainetto in spalle con dentro una ricca colazione preparata da Anita, sulle spalle mettevamo (io mettevo) pure un piccolo ombrellone e via partenza. Per arrivare a Varazze ci si impiega due ore se tutto va bene, ma noi eravamo entusiasti di andare al mare. Io delle volte per fare un po' il gradasso portavo pure maschera e pinne ma era solo per darmi delle arie da sub. 

Per Anita il mare era sole, ☀️ abbronzatura, creme e .....lettino, l'ombrellone c'era già. Per lei mare significava "non muovere un dito" per me invece, significa, movimento. 😂 E allora lì iniziava il gioco, il divertimento per entrambi dove io la invogliarvi a "muoversi" un po', a nuotare per lo meno. Lei, viste le mie insistenze si "concedeva" e veniva, ma per fare solo qualche bracciata in acqua. Giocare a palla a volo sulla sabbia manco a parlarne, lei preferiva semmai godersi qualche aperitivo e qualche buona cena al tramonto. Io in modo più spartano la cena la preferivo a casa di ritorno.

Io ero per stancarmi, lei era riposarsi. E con questo tira e molla passavamo la giornata definendo e ridefinendo spazi e tempi diversi per entrambi: io in acqua, lei sulla spiaggia, io a mezzogiorno a prendere il sole, lei nel pomeriggio tardi. 😂 😂😂

Poi piano piano durante la giornata trovavamo un equilibrio, ma era un grande gioco, che con il passare del tempo ci eravamo raffinati sempre di più.

E Varazze divenne una delle nostre mete raggiungibili dove si dipanava questo gioco, al punto tale che ci recammo pure una settimana di Pasqua in un alberghetto, in questo caso organizzò tutto Anita per evitare scelte mie da considerarsi barbare. 

Ovviamente fu una settimana splendida, il clima era piacevole ed Anita non esitò a mettersi in spiaggia con il lettino a prendere il sole per la sua abbronzatura, in questo caso primaverile. 😂

Il ritorno, quando andavamo in una sola giornata, eravamo cotti per benino dal sole, sprofondavamo nelle poltrone del treno e delle volte Anita si addormentava sulla mia spalla, io sulla sua testa. Stanchi ma soddisfatti!

Poi un giorno ci capitò, uno sciopero o un ritardo e il treno si fermò a Genova dove avremmo dovuti aspettare qualche ora per ripartire per Milano. Cogliemmo l'occasione, decidemmo di restare una notte a Genova e ripartire il giorno dopo, ma lì scoprimmo Genova. E ce ne innamorammo. Ma questa è un'altra storia, è un altro post dove c'è pure Daniela e l'Acquario, un luogo che faceva tornare bambina pure Anita.



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