SILENZIO
Eravamo in auto, allora abitavamo a Melzo ed erano anni difficili che Anita aveva deciso di condividere con me. Per fare un po' il brillante cercavo sempre dei nuovi temi per dialogare e lei accorgendosi che ero a corto di argomenti mi disse di stare tranquillo che l'avevo già conquistata e che potevo stare anche un po' zitto. Negli anni successivi mi accorsi che erano ben altro le cose importanti e belle di cui insieme potevamo trattare, ma quella sera mi disse, con tono garbato e deciso che era meglio ascoltare il silenzio del tramonto ed osservare il sole che calava piano piano dietro quei palazzoni attraversati dalla tangenziale. Quella sera ci immaginammo di vivere su un altro pianeta, uno tutto nostro da costruire e lo avremmo fatto pieno di natura, di vegetazione lasciata allo stato primitivo, selvatico.
Mi dicesti, cara Anita, che una coppia, in questo caso noi, poteva stare bene anche senza dirsi nulla, riempire il tempo con il silenzio, in questo modo, senza le parole, avrebbero parlato altri sensi. E come era vero tutto ciò.
Delle volte, da allora, spesso capitava di dare ascolto al nostro corpo attraverso i sensi, spesso praticavamo la meditazione ascoltando, appena sussurrate, musiche di Laurie Anderson o di Peter Gabriel, musiche che solleticano memorie ancestrali di altre epoche, di altre vite. La meditazione è un modo per accedere al trascendentale e tutte le religioni, sia quelle monoteiste che quelle politeiste la praticano.
Ci siamo sempre più avvicinati a teorie e pratiche orientali, sentivamo che prestavano più attenzione allo spirito. Ed è stato sempre una ricerca compiuta insieme, mista tra il cristianesimo ed altre religioni. E ci convincemmo che, noi oltre al corpo, avessimo un'anima e che questa rimanesse in eterno tra i vivi.
Ci sono diversi tipi di SILENZIO, quello che produce un rumore assordante, quello che ascolta sé stesso e gli altri e quello inquietante, perché fa emergere il vuoto interiore in un eco interminabile. Anche se è possibile che il silenzio produca nello stesso tempo diversi tipi di reazioni.
Noi occidentali diamo molto spazio alla parola, al linguaggio, al dialogo e tralasciamo, soprattutto chi abita nelle città diventate megalopoli, l'ascolto degli altri sensi. In questo modo attraverso la pratica del silenzio ri-conquistiamo questi "orizzonti" perduti.
Per questo quando ci rechiamo in un luogo sacro e secondo me ce ne dovrebbero essere di più, oltre a stare in silenzio per rispetto allo stesso luogo, stiamo in silenzio anche per ascoltare le anime che queste dialogano non solo tra di loro ma anche con chi è ancora vivo.
Attraverso il silenzio riusciamo a sentirci e ci sono fasi della propria vita, come il lutto, in cui dobbiamo sapere ascoltarci, perché sono passaggi importanti in cui noi cambiamo, diamo un nuovo senso alla nostra vita, ri-stabiliamo un ordine, ci ri-mettiamo in contatto con la nostra Anima. Ovviamente questo vale per chi vuole percorrere il processo del lutto e ognuno lo fa a proprio modo. Ciò non è possibile farlo nel caos, nel "rumore" che altri producono o il "rumore" che hai dentro.
Sentivamo allora, io ed Anita, il bisogno di "ascoltarci e lo sento ancora io adesso.
Tanto più si è in grado di praticare nella solitudine il silenzio, tanto più si è in grado di stare in silenzio con altre persone e davvero ascoltarle, non solo con l'orecchio, ma soprattutto con il Cuore. ❤️
E il silenzio parla e dice tante cose. 😜
🤫🤫🤫
Caro Luciano, quanta verità e profondità in queste tue parole! Il silenzio che hai scoperto con Anita ora torna tutto a tuo vantaggio e diventa una nuova dimensione che vi unisce. Lascialo parlare dentro di te e grazie per questa bella condivisione.
RispondiEliminaCara Roberta, grazie delle tue gentili parole. Un forte abbraccio 🌹
EliminaCaro Luciano, è sempre bello leggere i suoi pensieri ed i suoi ricordi legati ad Anita. E' vero, il silenzio può avere una miriade di significati, può significare assenso, diniego e tante altre cose, belle oppure brutte. E chi sa praticarlo, come ha detto lei nell'articolo, è disposto, anche secondo me, ad ascoltare, che è una cosa, una facoltà preziosa, che oggi appartiene a pochi. Un abbraccio grande.
RispondiEliminaOggi le persone sembra che debbano dire o fare sempre qualcosa e spesso sono cose detto o fatte completamente inutili. In un dialogo la capacità maggiore è quella del silenzio empatico, cioè l'"altro" sente per davvero che si è a lui vicino e non per insegnargli qualcosa ma semplicemente lo si accetta per quello che è. Grazie 🌹
EliminaE' vero. Anche a me capita spesso di parlare con persone che lasciano poco spazio all'altro interlocutore, forse per colmare un loro vuoto interiore. Sapere ascoltare è una facoltà preziosa. Un abbraccio, caro Luciano, e buona domenica.
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