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Visualizzazione dei post da agosto, 2024

FRECCIA SCOCCATA

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L'arciere quando scocca la freccia o infilza l'obiettivo o non riesce, non c'è una via di mezzo. Se gli va bene può solo fuggire se non ha preso l'obiettivo. Di solito l'arciere è uno che aspetta l'attimo per lasciare la corda che tende, l'obiettivo deve essere pronto e se non è "pronto" la freccia non si lascia andare. L'arciere non tira tanto per tirare, non tira per tentare, tira per colpire. O vince o perde. È calmissimo quello che per lui conta è solo lo spazio che separa la punta della sua freccia e l'obiettivo che può essere anche in movimento.  Fino a dieci anni fa ho praticato il tiro con l'arco e la balestrina per i dardi. Sia l'arco sia la piccola balestra mi accompagnavano spesso nei boschi dove è possibile cacciare animali selvatici che spesso sono anche aggressivi verso l'uomo (proprio perché li si caccia molti sono aggressivi). Non c'è possibilità di ricaricare sia la freccia che il dardo una volta lanciati, s

SILENZIO

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Eravamo in auto, allora abitavamo a Melzo ed erano anni difficili che Anita aveva deciso di condividere con me. Per fare un po' il brillante cercavo sempre dei nuovi temi per dialogare e lei accorgendosi che ero a corto di argomenti mi disse di stare tranquillo che l'avevo già conquistata e che potevo stare anche un po' zitto. Negli anni successivi mi accorsi che erano ben altro le cose importanti e belle di cui insieme potevamo trattare, ma quella sera mi disse, con tono garbato e deciso che era meglio ascoltare il silenzio del tramonto ed osservare il sole che calava piano piano dietro quei palazzoni attraversati dalla tangenziale. Quella sera ci immaginammo di vivere su un altro pianeta, uno tutto nostro da costruire e lo avremmo fatto pieno di natura, di vegetazione lasciata allo stato primitivo, selvatico.  Mi dicesti, cara Anita, che una coppia, in questo caso noi, poteva stare bene anche senza dirsi nulla, riempire il tempo con il silenzio, in questo modo, senza le p

SPLENDIDA RAGAZZA

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Questa mattina, intanto che aspettavo di bere un caffè, ho letto una poesia di Elliot. Mi ha raggelato, mi ha scavato dentro l'anima ed ho pensato a come la vita in fondo sia stata crudele con te, cara Anita, portandoti via dalla felicità. Abbiamo passato una vita meravigliosa insieme, facendo tutto quello che volevamo fare, senza fermarci davanti a nulla. Ma alla fine, la vita, è stata crudele, ci ha separati, seppur momentaneamente.  Nella vita c'è sempre questa immanenza come un mantello che incombe sulla testa ed i versi di Eliot in me hanno suscitato queste emozioni: una spada fredda, gelata mi ha trafitto il cuore, mi ha scosso in profondità le viscere affondando tremendamente e quando è arrivato al manico, ruotarlo per infliggerti maggiore dolore. Ricordo tutte l'estate passate insieme da quelle in una Milano deserta e noi a vedere un film preso in affitto a quelle nelle mete più lontane del mondo. Ma la nostra gioia era di stare insieme indipendentemente dal luogo i

AGAPE - αγάπη

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L'amore è un atto culturale, si impara. Lo si fa frequentando persone o ambienti che ti insegnano ad amare. Delle volte lo si impara dai film, dalla lettura, dal teatro o godendo e interiorizzando l'arte in generale, pittorica o scultorea.  Anita era una donna capace di insegnare l'AGAPE, la capacità di amare in modo incondizionato, smisurato, in modo disinteressato, come lo fanno i cristiani, come lo fa Dio con l'umanità.  Ma l'agape la troviamo anche nel paganesimo, ancora prima dell'affermarsi dello stesso cristianesimo, nell'antica Grecia in quegli uomini e donne che con "virilità" e  "coraggio" erano in grado di amare senza porsi nessuna condizione. L'Iliade di Omero o l'Eneide di Virgilio è piena di questi uomini e donne esemplari che amano in quel modo. L'Agape viene distinto dall'Eros, nel senso che si può amare con coraggio e virilità pur in assenza di eros, anzi proprio in assenza di questo si ama in modo incondi

DOLCE ANITA

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Dolce Anita  di L.V. Sei nel mio sangue Sei nel mio cuore Sei nelle mie viscere Scorri attimo dopo attimo nelle mie vene Sazi me l'affamato di amore Sei sempre con me come il primo bacio Sei sei sei tu la mia la vita Sei nella mia solitudine profonda Sei tu che mi accarezzi i capelli con le tue affusolate dita da artista Sei nel mio buco nero dove non si vede il fondo Sei nel cielo immenso tutte le notti, la più bella stella ed io alzo lo sguardo a te Sei sul tuo balcone tra i fiori colorati come una farfalla Sei sei sei tu la mia vita Sei tu mia imperatrice alessandrina Sei tu su quell'isola Sei tu che mi facevi gioire solo guardandoti Sei tu che piango tutti i tramonti Sei tu il senso del tempo Sei tu con quei dolci occhi  Sei sei sei tu la mia vita

SENTO I TUOI PASSI

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Camminare negli androni, nelle gallerie dell''Accademia delle Belle Arti di Brera, con quelle statue enormi che campeggiano come a custodire la Bellezza, l'Arte, sento i miei passi rimbombare. Fanno un eco lontano, mi riportano a quando quelle gallerie sotto quelle sculture c'eri tu, Anita, giovane allieva, bellissima studentessa. Sono andato a visitare l'Orto Botanico di Brera e sono passato di lì. I miei passi erano i tuoi passi, sentivo i tuoi tacchi battere sul pavé. Ogni passo era una lacrima, una lacrima di addio. I tuoi passi rimbombavano nel mio cuore, come quando visitavamo i parchi ed i giardini di tutte le città in cui siamo stati.  Ma il giardino, l'orto di Brera era rimasto nel nostro cuore. È un posto che per apprezzarlo bisogna andare più volte in stagione diverse, in questo modo i colori cambiano e diventa sempre affascinante. La prima volta che ci andammo mi confidasti che in quel luogo ci andavi per studiare e per disegnare i fiori, gli alberi.

MAESTRALE A FERRAGOSTO

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Un Ferragosto di alcuni anni fa eravamo a La Maddalena  e tirava il maestrale da alcuni giorni che spazzava le spiagge su cui non riuscivamo a starci talmente era forte. È un vento che viene dal mare spira basso ed è veloce come una lama. Poi si calmò. Silenziosamente il sole tornò a spaccare tutto. Allora prendemmo una piccola imbarcazione a vela, con noi c'era il "nostromo" che alzava e ammainava le poche vele che aveva. La barca si piegava a destra e a sinistra e noi ci spostavamo in senso inverso a come si piegava.  Il vento adesso era nei capelli di Anita, biondi di oro antico, i suoi occhi nocciola splendevano con i raggi del sole. Io morivo d'amore solo a guardarla.  Il dentro era il mare, il fuori era la terra e la' fuori si vedevano piccole le case, noi eravamo dentro, dentro l'azzurro del mare.  Eravamo pieni di salsedine sulla pelle e appena tornammo a riva ci tuffammo in acqua: il mare luccicava. Vedemmo la barca a vela allontanarsi con il marinaio

IL PRIMO BACIO IN QUEL LOCALE

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Qualche giorno fa sono passato nel parco Forlanini e mi sono imbattuto nel locale dove per la prima volta io ed Anita ci siamo baciati. Ricordo con precisione che andai a prendere Anita con l'auto e raggiungemmo questo locale già allora con la facciata antica, una sorta di cascina di campagna, lo avevano adibito a luogo dove si teneva musica live, si beveva birra e si mangiava qualche spuntino.   Suonavano della musica rock molto dura con chitarre elettriche e bassi. In giro per il locale erano disseminati manichini tipo spaventapasseri per rendere l'atmosfera surreale, underground. L'ambiente di quel locale si confaceva molto a quello che noi vivevamo in quel momento, la realtà che noi vedevamo. Sapevamo entrambi di avere delle potenzialità che venivano represse, che il mondo esterno non ci permetteva di esprimere, che eravamo destinati ad altro. Lì ci fu il primo bacio, le nostre labbra si cercarono, si mangiarono, si accarezzarono.  Infatti con il passare del tempo ed an

SCORGEMMO L'ARNO DALL'ALTO

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Quando visitammo Firenze era primavera, c'era un sole splendente che faceva brillare le acque dell'Arno. Non so perché ma il primo ricordo che ho di Florence è dall'alto, forse perché appena arrivammo alla stazione ferroviaria facemmo un giro con l'autobus allontanandoci dal centro verso le colline e quindi vedemmo da lontano e dall'alto il ponte con il fiume che scorreva sotto. Visitammo Firenze in lungo e largo per alcuni giorni e i ricordi più nitidi furono gli Uffizi e Palazzo Pitti. E poi tutte le sculture a cielo aperto sotto cui passavamo con reverenza e ammirazione per gli artisti. Fu un tuffo nella cultura e nell'arte. Credo che sia stata la prima città che abbiamo visitato insieme e lì capimmo che per scoprire un pochino una città dovevi fermarti qualche giorno. Fino a quando non sentivi il clima psicologico, non vedevi il colore prevalente della città, non riconoscevi la cadenza della parlata, non potevi dire che l'avevi conosciuta. Capimmo anche

IL RITORNO AL RICORDO

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Il ritorno è un ritorno al ricordo e del ricordo, ricordo dell'amore e della sua poesia. Anita è lì che sostiene affaticata ma gioiosa il cielo azzurro costruito appositamente per noi, come l'eterna chimera dell'amore sempre ambiguo e misterioso. Oppure è come quella tenda del deserto, da fuori io vedo le rosse fiammelle flebili che proiettano ombre verso l'esterno. Lei è lì con le braccia accoglienti e tese verso di me. Una tenda enorme con tappeti siriani antichi, unica tenda sotto un cielo stellato con una luna piena immensa.  Una luna come quella volta su un'isola che per puro caso ci imbattemmo in una sua osservazione con i cannocchiali. Astronomi che ci parlarono dell'immensità dell'universo e di tanti altri universi a noi sconosciuti. Lì abbracciammo la "fede" delle stelle e della loro polvere che si diffonde sui tanti pianeti. In una notte d'estate con la voglia di concepire un figlio mai venuto sentimmo di appartenere all'univers

MARE DI VARAZZE

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Per molti anni io ed Anita prima della partenza per le vacanze, di quelle che durano un po' insomma, prendevamo un treno la mattina presto che ci portava a Varazze. Con lo zainetto in spalle con dentro una ricca colazione preparata da Anita, sulle spalle mettevamo (io mettevo) pure un piccolo ombrellone e via partenza. Per arrivare a Varazze ci si impiega due ore se tutto va bene, ma noi eravamo entusiasti di andare al mare. Io delle volte per fare un po' il gradasso portavo pure maschera e pinne ma era solo per darmi delle arie da sub.  Per Anita il mare era sole, ☀️ abbronzatura, creme e .....lettino, l'ombrellone c'era già. Per lei mare significava "non muovere un dito" per me invece, significa, movimento. 😂 E allora lì iniziava il gioco, il divertimento per entrambi dove io la invogliarvi a "muoversi" un po', a nuotare per lo meno. Lei, viste le mie insistenze si "concedeva" e veniva, ma per fare solo qualche bracciata in acqua. Gi

UNA DEDICA A MIA MOGLIE

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Queste per me sono giornate un po' particolari, l'anno scorso in questo periodo Anita iniziò ad aggravarsi notevolmente ed aumentava in noi la consapevolezza che il "mostro" stava per vincere. Ieri sera prima di dormire ho letto questa meravigliosa poesia di Elliot, un poeta che apprezzo moltissimo. Lui dedicò a sua moglie questa poesia, così faccio io con Anita, la mia dolce moglie.❤️  Cara Anita tra un po' ti verremo a trovare, io e Cora, ti leggerò la poesia e poi te la lascerò vicino alla tua foto. Mi raccomando, quando ti senti sola, leggila noi saremo sempre con te.❤️ UNA DEDICA A MIA MOGLIE di T.S. Elliot A cui devo la gioia palpitante che tiene desti i miei sensi nella veglia, E il ritmo che governa il riposo nel sonno, Il respiro comune Di due che si amano, e i corpi Profumano l'uno dell'altro, Che pensano uguali pensieri E non hanno bisogno di parole E si sussurrano uguali parole Che non hanno bisogno di significato. Irritabile vento dell'i

FOGLIETTI SPARSI

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 *FOGLIETTI SPARSI* 3 agosto 2024 Ogni tanto occorre fare quelle che una volta si chiamavano le pulizie di primavera, quelle più radicali, che vanno a toccare gli angoli nascosti e i cassetti mai aperti o chiusi da tempo. E occorre svuotarli, gettare ciò che non serve, fare spazio, respirare aria nuova. Questo vale anche per la nostra mente e per i ricordi, è un sano esercizio di igiene mentale. È stato così che da vecchie agende e *foglietti sparsi* sono affiorati i primi ricordi di quando ho conosciuto Anita: era il 1993 ed avevo 35 anni, vivevo a Milano oramai da più di un decennio e questa città la amavo come ora, soddisfaceva appieno i miei bisogni di libertà di indipendenza, di ribellione, di amicizia affetto amore, di poter sognare e costruire un mondo migliore. Le mie prime amicizie e frequentazioni, come fin dagli anni sessanta accadeva per i meridionali trapiantati al Nord, si andavano dipanando a partire dall' ambiente di lavoro : ero stato assunto dalle Poste italiane i

PER TUTTA LA VITA

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Per tutta la vita Ti avrei voluto per tutta la vita, avrei dato la mia vita per te. L'anno scorso in questi giorni combattevamo ancora contro quel male malvagio che non lascia speranza. Invece noi speravamo.....illusi eravamo. Morfina, morfina prima ogni otto ore, poi ogni sei, poi ancora quattro, due ore....Tachipirina, agenda medicine, agenda orati, e poi....e poi ospedali, autoambulanze, medici di urgenza....e poi e poi....Anita mia, mia dolce Anita le ultime chiacchierate mano nella mano....notti insonni quello che contava eri tu. Anita mia, dolce Anita.  Taxi, soccorsi, ossigeno....respiro ancora....respiro lungo, pause lunghe....e poi e poi l'Es. Noooo, noooo, no.  L'Es no.....era solo egoismo il mio, volerti per me, solo per me, sempre per me, l'Es ti ha sedato. Tu eri tranquilla, dormivi senza sognare, senza quel male, senza dolore.  Mi hai salutato, ti amo Luciano, ti amo Anita. Tutto è finito lì. 

VELE AMMAINATE di Marco Petruzzella

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Un nostro caro amico e poeta ha voluto donare questa poesia postandola sul blog di Anita. Grazie caro Marco della tua sensibilità.🌹 Vele Ammainate di Marco Petruzzella Un cucchiaino d’acciaio ricolmo  di tutte le fragilità del mondo  E si ripete lo sbigottimento  Rimango appeso alle mie croci addosso  Per quella rosa che forse ci salva per il colore o la mia intenzione  Sempre indecisa e vana  Poco efficace e spenta  Sul cornicione tra la nebbia e il sole.

L'ETERNO SORRISO

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  Buondì a tutti. Scrissi un po di tempo fa questa mia breve poesia dedicata a mio padre che purtroppo non è più con me. In questa poesia lui mi parla e mi dice le cose che potrebbe dirmi se potesse ancora parlarmi. La dedico a tutte le persone che hanno un grande affetto in cielo, in primis a Luciano e alla dolce Anita. L’eterno sorriso. Ti direi “non piangere per me ..” e ti direi anche... che il cielo altro non è che il grande abbraccio di Dio. Che qui la vita è bella tra una rosa ed il sole, e che qui.. quell’eterno sorriso.. si chiama amore. Cristiano Cuturi.

SALTI TEMPORALI

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Vi è mai capitato di saltare una fermata perché vi siete "distratti", una fermata di metropolitana oppure di autobus? E poi, presi dalla fretta per le cose che avremmo dovuto fare, malediciamo la nostra distrazione che adesso ci farà ritardare.  Quella distrazione, invece, dovremmo benedirla, perché ci ha riportato in quello che è solo il nostro tempo e ci ha permesso di avere un flusso di idee, immagini, fantasie, ricordi solo per noi. Probabilmente dopo non ci ricordiamo quello che è affluito alla mente, ma è avvenuto, ha rigenerato, seppur di poco, la nostra materia grigia, ma soprattutto ha riattivato la nostra anima. Quel tempo dove è avvenuta la DISTRAZIONE è un tempo non lineare, ma caotico, non è nitido, è appunto un FLUSSO.  Molti ricordi di Anita mi appaiono così, in modo caotico, confuso, dove non sono in grado di determinarne il tempo in cui sono avvenuti e nemmeno di seguirne chiaramente i contorni. Ma affiorano come quando una bottiglia di champagne gli viene to